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Quando si verifica un conflitto positivo?

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Cass. pen., sez. V, 05/04/2024 (ud. 05/04/2024, dep. 18/07/2024), n. 29280 (Pres. Pezzullo, Rel. Catena)

Indice

La questione giuridica

Una delle questioni giuridiche, affrontate dalla Suprema Corte nel caso di specie, riguardava quando possa ritenersi ravvisabile il conflitto positivo tra giudici.

Ma, prima di vedere come il Supremo Consesso ha trattato siffatta questione, esaminiamo brevemente il procedimento in occasione del quale è stata emessa la sentenza qui in commento.

La Corte di Appello di Napoli confermava una sentenza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale della medesima città con cui l’imputata era stata condannata a pena di giustizia per il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione.

Ciò posto, avverso questa pronuncia ricorreva per Cassazione il difensore dell’accusata.

Come la Cassazione ha affrontato tale questione giuridica

La Corte di legittimità, nel ritenere il ricorso suesposto inammissibile, richiamava quell’orientamento nomofilattico secondo cui, perché possa realizzarsi una situazione di conflitto positivo, con le conseguenze connesse ad un contrasto di giudicati, o alla violazione del principio del ne bis in idem, è necessario che due giudici prendano cognizione dello stesso reato, nel senso che le regiudicande abbiano per oggetto lo stesso fatto storico, secondo un criterio naturalistico, indipendentemente, quindi, dalla sua qualificazione giuridica e dalle circostanze che lo caratterizzano (Sez. 1, n. 8419 del 14/10/2016; Sez. 6, n. 20029 del 27/02/2014).

I risvolti applicativi

Perché si verifichi un conflitto positivo, con conseguenti contrasto di giudicati o violazione del principio del ne bis in idem, è necessario che due giudici esaminino lo stesso reato, inteso come lo stesso fatto storico, indipendentemente dalla qualificazione giuridica e dalle circostanze specifiche.

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